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ENURESI | ||||||||
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Per ENURESI si intende una minzione involontaria e completa durante il sonno, oltre l’età in cui il controllo vescicale è normalmente raggiunto che è attorno i 6-7 anni di vita. Anche se quello dell’enuresi è un problema molto diffuso (in Italia circa 1 milione di bambini tra i 6 e 14 anni soffrono di questo disturbo), ogni pediatra vede in media solo pochi casi nuovi all’anno, e la percezione di questo problema è solitamente insufficiente. La prevalenza dell’enuresi varia naturalmente con l’età, passando dal 10-15% all’età di 6 anni per scendere all’1-2% nella popolazione adulta. Si stima che il 15% dei soggetti vada incontro ogni anno a guarigione spontanea. La percentuale dei maschi enuretici è superiore a quella delle femmine dai 5 ai 12 anni (rapporto 3:2), ma si pareggia durante l’adolescenza. Frequentemente si assiste al fenomeno dell’aggregazione familiare dell’enuresi; il rischio è del 77% se entrambi i genitori sono stati enuretici, e cala al 44% se uno solo dei due lo è stato, mentre, come abbiamo visto, è del 10-15% nella popolazione generale a 6 anni. Il fatto che nel 99% dei casi, dopo i 15 anni, l’enuresi scompaia, fa ipotizzare che si erediti una lentezza maturativa nell’acquisizione di una qualche funzione neuro-anatomica, ormonale, recettoriale o altro. Probabilmente più geni sono coinvolti, in particolare i cromosomi 13 - 12 - 8, ma sicuramente anche altri. Per esempio il gene della vasopressina, il cui mancato incremento notturno è stato attribuito come una causa dell’enuresi monosintomatica, è collocato nel cromosoma 20. Riguardo quest’ultimo argomento è noto che la produzione notturna di urine durante la notte è di norma inferiore a quella diurna. Questo è dovuto al fisiologico picco notturno plasmatico di ADH, la cui secrezione è regolata da diversi fattori. La produzione di urine durante il giorno è circa il doppio di quella notturna. Nel bambino enuretico questo è meno vero e presenterebbe un mancato picco plasmatico notturno di ADH. Più di recente l’effettiva correlazione tra un difetto relativo notturno di ADH ed enuresi è stata però messa in discussione e da alcuni addirittura ritenuta superata.
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L’associazione fra sintomi psicologici ed enuresi risulta essere molto complessa, anche se ormai è del tutto abbandonata l’idea di monocausalità. Il fenomeno enuretico può essere causa di sofferenza per il bambino, può causare diminuzione dell’autostima e problemi di comportamento, ma raramente ne è la conseguenza, anche se in una parte dei casi di enuresi secondaria il rapporto diretto tra il bagnare il letto e la presenza di fattori emotivi, esistenziali (nascita di un fratellino, preoccupazione scolastica), o educazionali (convinzione o meno di potere autocontrollare il sintomo), appare con molta evidenza. La Children International Continence Society ha definito l’Enuresi di tipo monosintomatica quando si verifica in assenza di sintomi urinari diurni, come la frequenza, l’urgenza minzionale o l’incontinenza diurna. Se all’atto della visita si raccoglie un’accurata anamnesi l’Enuresi Non-monosintomatica è molto più comune di quanto si pensi, rendendo evidenti sintomi prima non portati a rilievo dal genitore. Si ricorda, per completezza, che la stessa ICCS ha proposto l’abolizione dell’uso del termine ENURESI NOTTURNA, sostituito dal solo termine Enuresi. L’Enuresi può poi essere classificata in primaria e secondaria. L’ Enuresi secondaria è definita dalla ricomparsa dell’incontinenza dopo una pausa di almeno 6 mesi.
Le presentazioni cliniche dei bambini con enuresi primaria e secondaria sono comunque simili, dato che suggerisce una patogenesi comune, come la problematica del risveglio dal sonno, la poliuria notturna e la ridotta capacità vescicale.
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